martedì 12 maggio 2009

ATTIVISSIMO, DI NOME E DI FATTO

Non occorreva essere dotati di mirabolanti poteri paranormali per prevedere che il “cacciatore di bufale” per eccellenza, Paolo Attivissimo, non si sarebbe fatto sfuggire la ghiotta occasione della mia presenza a Lugano per cercare di mettere agli atti un nuovo, glorioso capitolo della sua crociata contro quelli che, con ironia di bassa lega, definisce “sciachimisti” (categoria dalla quale mi chiamo fuori, considerandomi semplicemente un giornalista che cerca, al meglio delle sue possibilità, competenze e professionalità, di raccogliere documentazioni e testimonianze e trasmettere queste informazioni al pubblico, che ne valuterà la consistenza e le relative implicazioni e deciderà in piena coscienza e libertà se accettarle o meno).
Leggo sul suo blog la “cronaca” della giornata trascorsa al 4° Congresso Internazionale sull’Ufologia e sullo Spazio 40 anni dopo lo sbarco sulla Luna, organizzato dal CUSI nella persona di Candida Mammoliti (che ringrazio per la sua splendida ospitalità, la grande competenza e una sensibilità decisamente fuori dal comune) infarcita, nel miglior stile di Attivissimo, di forzature, inesattezze, omissioni e facili ironie (come se io mi fossi divertito nel vedermi tagliare un buon quarto d’ora del tempo a disposizione, impedendomi quindi di approfondire adeguatamente alcuni punti della mia presentazione, o che un problema del computer abbia impedito il funzionamento di filmati o animazioni e il puntatore laser fosse scarico…) ma alla fin fine, rimane il fatto che alla sessione serale dedicata al dibattito e alle domande io ero presente, pronto e disponibile al confronto. Attivissimo, adducendo improbabili cedimenti alla noia dovuta a un prolisso approfondimento del caso Zanfretta da parte del Dr. Giorgio Pattera, se n’è andato, evitando convenientemente (per lui!) quello che avrebbe potuto essere un interessante e chiarificatore dibattito in merito alla questione delle scie chimiche e magari anche del caso Zanfretta che tanto lo diverte.
Mi sembra di capire che avesse addirittura in animo di organizzare un collegamento in diretta via telefonino col meteorologo Giuliacci, il quale dall’alto della sua posizione ufficiale avrebbe illuminato la platea sull’inconsistenza della questione delle scie chimiche, che altro non sono che normali scie di condensazione. Che disdetta! L’intervento di Giuliacci non è stato possibile, ed è un peccato, perché avrei voluto rivolgergli almeno una domanda, una sola:

“Fatto salvo che le scie di condensazione si formano in determinate condizioni atmosferiche, condizioni che notoriamente e solitamente sono presenti a partire dagli 8.000 metri di quota in su, come spiega i numerosissimi e documentati casi di scie dense e persistenti rilasciate da velivoli operanti a quote variabili fra i 5.000 e i 3.000 metri e talvolta anche più in basso?”

Insieme al decalogo di Giuliacci, ho notato di sfuggita sul suo blog un post relativo a una diatriba con Rosario Marcianò (la sua bestia nera, si direbbe) concernente alcune spettacolari foto tratte dalla nota rivista statunitense Life, illustranti i cieli letteralmente coperti da scie di condensazione emesse dai bombardieri e dai caccia alleati sul fronte europeo, durante le fasi finali del secondo conflitto mondiale. Effettivamente, a guardarle ricordano molto le innumerevoli foto scattate negli ultimi anni che mostrano i nostri cieli attraversati da decine e decine di scie chimiche, ed è su questa apparente equivalenza che gioca subdolamente Attivissimo, ignaro di scavarsi la fossa da solo.




Il punto è questo: le foto mostrano esattamente quello che dicono, cioè scie di condensazione rilasciate da velivoli operanti ad alta quota (all’epoca i caccia e i bombardieri alleati operavano generalmente tra gli 8.000 e i 10.000 metri, per tenersi lontano dalla portata dell’artiglieria contraerea tedesca) in condizioni climatiche adeguate (nelle foto si nota neve sul terreno e sui tetti, quindi devono essere state scattate in inverno o all’inizio della primavera, quando le temperature, soprattutto in quota, sono assai basse). Sono numerosissime, dato che nel corso delle missioni di bombardamento sulla Germania, fra il 1944 e il 1945, si trovavano simultaneamente in cielo molte centinaia di velivoli (e in molte occasioni erano migliaia). Sono assai persistenti, e questo a causa dei potentissimi motori a pistoni che spingevano questi velivoli, motori spinti alle massime prestazioni nei voli di guerra, progettati per fornire potenza sufficiente alla maggior quota possibile (guarda caso anche con l’ausilio di additivi chimici, pur se per brevi periodi) ma non certo per essere “puliti”: la quantità di olio incombusto e altro particolato emesso dagli scarichi era impressionante per i nostri standard odierni (andatevi a guardare qualche filmato dell’epoca che mostri l’accensione dei giganteschi motori stellari di un B-17 o di un B-29 prima di una missione, e osservate cosa ne viene fuori…), quindi queste consistenti emissioni di particolato ad alta quota favorivano proprio la condensazione dell’umidità presente nell’atmosfera, fenomeno che, come noto, si verifica proprio in presenza dei cosiddetti “nuclei di condensazione”, e la conseguente formazione di cristalli di ghiaccio. Detta in altri termini, le condizioni ideali alla formazione di numerosissime scie di condensazione particolarmente persistenti. Aggiungiamo pure che la qualità dei carburanti impiegati in tempo di guerra non era nemmeno lontanamente comparabile con quella odierna: era talmente bassa che si concepirono e applicarono svariati congegni catalizzatori per porvi rimedio, a cui si sono ispirati alcuni validi modelli oggi in commercio per l’installazione sui normali automezzi.
Dunque, come si può equiparare lo scenario appena illustrato, in particolare considerando la presenza simultanea nei cieli di parecchie centinaia (quando non migliaia) di aerei, con quello odierno, adducendo che si tratta solo delle scie di condensazione prodotte dal normale traffico commerciale? Forse un sano ragionamento unito alla presentazione di fatti incontrovertibili vale più di qualche masturbazione mentale, smania di protagonismo ed evocazione di improbabili “esperti”, unite al continuo utilizzo dello scherno e della ridicolizzazione per mascherare la pochezza dei propri argomenti (valga per tutte la storia degli improbabili ragni migratori quali responsabili della ricaduta di filamenti, in tutto e per tutto degna di quella a suo tempo formulata per spiegare i cerchi nel grano, prodotti dal convulso rincorrersi nei campi di coppie di ricci in amore...).
Una cosa è sicura: non mi farò trascinare in una sterile diatriba, come è accaduto al grande Massimo Mazzucco che ha sacrificato ore di sonno per ribattere punto per punto ad Attivissimo sulle varie questioni inerenti all’11 settembre 2001, senza cavarne un ragno dal buco (per quanto le campane a morto per Attivissimo siano suonate con la recente e scientificamente documentata scoperta di Termite estremamente sofisticata fra il pulviscolo raccolto a Ground Zero…); non so come si guadagni da vivere il signor Attivissimo e come riesca a conciliare il suo lavoro col grande dispendio di tempo e di energie che impiega nel tentativo di smontare, confutare, ridicolizzare e demonizzare questioni di importanza fondamentale come le scie chimiche, la manipolazione del clima e l’11 settembre (e financo gli UFO, se è per questo), sulle quali chiunque sia dotato di buona volontà, assenza di preconcetti, autonomia di pensiero e sano discernimento potrà trovare una quantità monumentale di documentazione e separare i fatti dalle supposizioni fantasiose, le verità dalla disinformazione, l’informazione dalla bufala. Io preferisco spendere il pochissimo tempo libero che riesco a ritagliarmi da un lavoro sempre più impegnativo in attività più positive e gratificanti dal punto di vista sociale.
Resta il fatto che il sano e onesto confronto pubblico non c’è stato, e non sono stato io (né il Dr. Pattera, se è per questo) a mancare all’appuntamento. Non sarà che fra tutte quelle che sta cercando, in fondo la più grande bufala sia proprio lui?

Nessun commento:

Posta un commento