martedì 9 giugno 2009

MISTERI, INSABBIAMENTI E ANOMALIE

In questi giorni, uno degli argomenti a tenere banco è senz’altro il disastro del Volo Air France AF447, un Airbus 330 precipitato con 228 persone a bordo quattro ore dopo il decollo da Rio de Janeiro, in Brasile, in rotta verso Parigi. La mancanza di comunicazioni di emergenza con l’equipaggio, l’incertezza sul luogo esatto del disastro (il più grave nella storia della compagnia di bandiera), i presunti 24 messaggi automatici di segnalazione anomalie lanciati dal velivolo, fra cui il disinserimento del pilota automatico nei minuti finali che non si sa se attribuire a una decisione dei piloti o a informazioni contraddittorie sulla velocità registrate dal sistema di bordo, hanno infittito il mistero sui motivi dell’incidente.



Apparentemente il volo non avrebbe incontrato condizioni meteorologiche particolarmente proibitive. Il punto è che i media francesi, fra cui Le Monde, hanno citato fonti investigative secondo le quali l’aereo stava volando troppo lento prima del disastro, dando implicitamente a intendere che potrebbe essersi danneggiato irreparabilmente attraversando un fronte temporalesco. Questo però non spiega l’estensione del tratto di oceano lungo il quale si stanno recuperando corpi e rottami, ampio ben 55 miglia. Non ci vuole un genio dell’ingegneria aeronautica per giungere alla conclusione che il velivolo si è in qualche modo disintegrato in volo. Interessante la segnalazione di un pilota della Air Comet in volo da Lima a Madrid, che non lontano dalla zona del disastro avrebbe osservato “un intenso bagliore di luce bianca” che è sembrato scendere verticalmente e separarsi in sei segmenti.
Nessuna fonte ufficiale al momento ha tirato in ballo atti terroristici: al contrario, si è fatto di tutto per escluderla. Ora la priorità sembrerebbe quella di recuperare le scatole nere, ma da più parti si mettono le mani avanti con affermazioni tipo “non siamo sicuri di riuscire a recuperare le scatole nere”, “probabilmente non sapremo mai cos’è successo realmente”, etc. Tuttavia molti esperti non escludono affatto l’ipotesi di una bomba a bordo, anzi: persino un pilota della stessa compagnia ha espresso questa idea, che a suo dire è l’unica spiegazione per la mancanza di comunicazioni di emergenza coi piloti e la dispersione dei rottami su un’area così vasta. Se così fosse, allora quella dei segnali automatici trasmessi per alcuni minuti sarebbe una storia di copertura, in quanto del tutto incompatibile con lo scenario dell’esplosione o disintegrazione improvvisa.
Qualcuno ipotizza la presenza fra i passeggeri a bordo di qualche personaggio particolarmente importante e/o scomodo da eliminare, considerando l’elevato livello di insabbiamento presumibilmente in atto da parte del governo francese e di quello brasiliano. Curiosamente, su quell’aereo viaggiavano l’argentino Pablo Dreyfus e lo svizzero Ronald Dreyer, due attivisti di fama mondiale, impegnati da anni a investigare e denunciare i traffici internazionali di armi e stupefacenti e le relative connessioni, con eccellenti risultati. Si stavano recando a Ginevra per presentare l’ultima edizione del rapporto Small Arms Survey, del quale Dreyfus era co-editore. Nel sito web dell’organizzazione indipendente Small Arms Survey, la quale fa parte del Graduate Institute of International Studies, si afferma che il lavoro di Dryer come diplomatico a fianco di missioni dell’ONU in El Salvador, Mozambico, Azerbaijan, Kosovo e Angola, ha contribuito a mobilitare il sostegno di oltre 100 paesi alla causa del disarmo e dell’eliminazione dei traffici di armi leggere.
A questo punto, speriamo solo che a nessuno venga in mente di tirare in ballo gli UFO, che dal canto loro ultimamente stanno creando non pochi grattacapi, particolarmente al governo britannico.


Il 31 maggio nei cieli del Cambridgeshire e di altre zone dell’Inghilterra numerosi cittadini hanno osservato e fotografato decine di misteriose luci giallo-arancio che volavano in formazione. L’evento ha ricevuto una inusitata attenzione da parte dei media, che hanno dato spazio anche a una notizia recentemente pubblicata dal Telegraph, secondo il quale una nave militare della Royal Navy, il cacciatorpediniere HMS Daring, alla fonda presso Liverpool, sarebbe stata sul punto di aprire il fuoco contro degli Oggetti Volanti Non Identificati mentre passavano in volo sopra Merseyside.


La spiegazione della marina britannica, secondo la quale si trattava di “flares” utilizzati per verificare l’efficienza del sistema di puntamento radar delle batterie di cannoncini anti-missile Phalanx dell’imbarcazione, sembra piuttosto risibile, se non altro perché per definizione i “flares” sono sistemi pirotecnici atti a ingannare i sistemi di puntamento all’infrarosso dei missili, mentre le contromisure per i radar sono più propriamente striscioline metalliche denominate “chaff”. E poi, la nave in questione non sarebbe ancora dotata di tali batterie, a causa della mancanza di fondi, bensì di un cannone Kryten calibro 4.5.
E proprio le difficoltà economiche sarebbero al centro di una notizia diffusa da tale Richard Hogarty, secondo il quale Barak Obama starebbe per passare alla Cina i progetti del bombardiere “invisibile” B-2 in cambio della cancellazione di 50 miliardi di dollari del debito statunitense nei confronti del paese asiatico. Sembra che l’amministrazione abbia concluso che comunque il bombardiere B-2 è “strategicamente obsoleto” e i cinesi non sarebbero in grado di produrre la loro flotta di velivoli operativi per “almeno otto anni”.
Taiwan, Giappone e Corea del Sud, tradizionali alleati degli USA, pare siano decisamente scettici nei confronti dell’operazione, in quanto la Cina potrebbe trasferire questa tecnologia ai propri alleati, come accadde col nucleare poi acquisito da Pakistan e Corea del Nord, ma Obama avrebbe definito le loro opinioni come “irrilevanti”. Ad ogni modo, nonostante la sua natura controversa (o proprio per questo), questa proposta non verrà presentata al Congresso: il Dipartimento di Stato è stato chiamato ad assistere il Dipartimento della Difesa nel trasferimento del materiale.
Francamente è difficile non valutare questa notizia con una certa dose di scetticismo: 50 miliardi di dollari sono una goccia nel mare del debito statunitense detenuto dalla Cina, che ammonta a ben oltre un trilione di dollari. Come si può pensare che un’operazione del genere possa alleviare una esposizione finanziaria così catastrofica?
Forse, alla faccia del tanto paventato “picco petrolifero” e del rilancio delle tecnologie “verdi”, gli Stati Uniti hanno in vista buoni affari con l’Uganda: Sally Kornfeld, un funzionario del Dipartimento dell’Energia, ha entusiasticamente dichiarato che in base ai risultati di numerose prospezioni effettuate in varie località del paese, le riserve petrolifere dell’Uganda potrebbero essere pari o superiori a quelle dell’Arabia Saudita! Alla faccia del riscaldamento globale, e della responsabilità ascritta alle attività umane sul pianeta, bizzarra teoria continuamente rilanciata dai vari media e sempre più sbugiardata da nuovi studi, come quello del Goddard Space Flight Center della NASA a Greenbelt, nel Maryland, che analizzando i dati climatici dell’ultimo secolo ha concluso che le variazioni solari hanno esercitato un impatto significativo sul clima terrestre, e che le prove di questi cambiamenti basati sull’irradiazione solare si possono rintracciare sino all’epoca della Rivoluzione Industriale. Secondo il climatologo Robert Cahalan, “In questo momento ci troviamo in mezzo a due ere glaciali, in un periodo chiamato Olocene”.



Ben più inquietante la recente scoperta che la Terra sta perdendo la sua atmosfera, più di Venere e Marte, che pure dispongono di campi magnetici assai fievoli. Ciò potrebbe significare che il campo magnetico terrestre non riesca più a proteggerci da raggi cosmici, vampe solari e altri effetti dovuti al vento solare. Sembra che quest’ultimo in particolare influisca negativamente sulla ionosfera, al che mi domando se, almeno in parte, non possa esserci anche una relazione con le manipolazioni elettromagnetiche esercitate su quest’ultima tramite il sistema HAARP in Alaska. Mi pongo questa domanda soprattutto dopo aver osservato questa foto:


Sarebbe stata scattata proprio da Poker Flat, in Alaska, grazie a un nuovo radar in grado di fornire le prime immagini tridimensionali dei fenomeni dell’atmosfera superiore (ionosfera) nella regione polare. Curioso il fatto che il radar in questione sarebbe composto da 4.096 piccole antenne (vi ricorda qualcosa?) in luogo della classica parabola. Le enormi onde rilevate possono raggiungere centinaia di chilometri di lunghezza e viaggiare a metà della velocità del suono. Non è spiegato il motivo per il quale sono state definite “onde gravitazionali”, ma per come la vedo io potrebbero benissimo essere invece il prodotto dell’attività del sistema HAARP…

lunedì 1 giugno 2009

LE NUVOLE SENZA NOME

I meteorologi impegnati a classificare le peculiari nuvole "Asperatus" osservate in tutto il mondo



Secondo questo articolo a firma di Luke Salked, postato su MailOnLine, i meteorologi
della Royal Meteorological Society ritengono di dover dare una classificazione a un tipo di nuvole davvero singolari e per certi versi inquietanti osservate sempre più frequentemente in numerose località del pianeta, dalle Highland scozzesi alla Nuova Zelanda, e caratterizzate dal fatto di minacciare temporali che poi solitamente non si verificano.
Ora gli esperti stanno tentando di catalogarle ufficalmente col nome latino "Asperatus": se ci riusciranno, si tratterà delle prime formazioni nuvolose a ricevere un nuovo nome in oltre mezzo secolo. Per ora stanno raccogliendo i dati disponibili allo scopo di capire quali meccanismi ne siano la causa.



Il professor Paul Hardaker, direttore esecutivo del RMS, ha affermato: "Ci dovrebbe essere parecchio calore in giro per generare l'energia necessaria a manifestare formazioni nuvolose così drammatiche. Sono strutture parecchio scure, pertanto dev'esserci parecchio vapore acqueo che si condensa in nuvola."

giovedì 28 maggio 2009

SCIE CHIMICHE: LA STORIA INFINITA...

“Non puoi vedere una cosa se non credi che esista.” – Terry Brooks



O, perlomeno, se non prendi almeno in considerazione la possibilità che possa esistere. Credo che il punto nodale della controversia sia proprio questo: da quanto mi è stato dato di vedere, la fazione degli scettici a oltranza che lei magnificamente rappresenta si è sempre prodigata nel cercare di smontare qualunque questione travalicasse i limiti della cosiddetta “normalità” e mettesse in discussione le fondamenta stesse di quella che definiamo “realtà condivisa”. Capita così che nel calderone delle “leggende metropolitane” da “sbufalare” (personalmente trovo squallido e al contempo maleficamente geniale l’uso di questo neologismo, parte di un preciso e raffinato protocollo di condizionamento psicologico, confezionato ad hoc da gente che conosce bene il proprio mestiere…) trovino pari dignità Wanna Marchi e l’11 settembre, il mago Otelma e le scie chimiche, allo scopo di ingenerare la falsa impressione che il substrato di origine di tutte queste svariate questioni sia riconducibile a null’altro che all’imbroglio, alla frode o alla vera e propria paranoia di alcuni individui.
Vorrei aggiungere che trovo estremamente difficile, in questo preciso momento (28 maggio, ore 15.03), attenermi alle regole di un confronto pacato su questo argomento, tale è il disgusto che provo nel dover stare qui a discutere in maniera "politicamente corretta" sull'esistenza o meno delle cosiddette "scie chimiche" mentre nel cielo sopra la mia testa imperversa un'attività aerea senza precedenti: da stamattina alle 9 (quando il cielo era limpido, azzurro, terso, e non c'era un aereo a pagarlo) è iniziato uno spettacolo tale che definire allucinante non gli rende giustizia. In qualunque momento guardassi il cielo, potevo osservare e contare da un minimo di sei velivoli sino anche a nove-dieci, tutti con le loro belle scie persistenti che si mescolano tra loro. Il cielo è ormai una brodaglia lattiginosa, e io dovrei accettare l'idea di essere un paranoico, che il traffico osservato sia del tutto normale e che quelle siano normalissime scie di condensazione...


Premesso questo, entriamo nel merito delle sue osservazioni.

[…] questo è il nucleo del problema. Lasciamo stare le polemiche personali e i tranelli veri o presunti: che prove ci sono dell'esistenza delle "scie chimiche"? Quelle che sono state presentate finora non sono risultate convincenti e infatti non vengono accettate dalla comunità degli addetti ai lavori. Anzi, molto spesso il lavoro di verifica ha rivelato che si tratta di errori o di falsi.

Scusi, Attivissimo, ma da chi sarebbe rappresentata questa “comunità degli addetti ai lavori”? Su quali basi costoro hanno espresso le proprie valutazioni? Dando un’occhiata ai vari argomenti a sostegno della realtà del fenomeno delle “scie chimiche”, tutti presumibilmente analizzati, spiegati e destituiti da qualsiasi fondamento proprio nel suo sito, ho trovato affermazioni sorprendenti, quando non addirittura fuorvianti, di questi sedicenti “addetti ai lavori”, come questa:

2.08. Dai radiosondaggi si può capire se sussistono le condizioni per la formazione o la persistenza delle scie?
No. Quest'idea nasconde una serie di passaggi logici dati per scontati che vale la pena esaminare. I radiosondaggi sono misurazioni eseguite da pochissimi centri meteorologici in Italia, tramite il lancio di palloni equipaggiati con sonde. Tali sonde salgono fino a quote molto alte (anche 30.000 m) e forniscono al centro di controllo a terra i dati di temperatura, umidità e pressione lungo tutto il loro percorso. Per poter esaminare i dati delle radiosonde e capire se la formazione delle scie di condensazione è possibile, dovrebbero essere veri almeno tre assunti principali:
1. I radiosondaggi dovrebbero offrire misure perfette ed esenti da errori;

2. I valori dei radiosondaggi non dovrebbero variare significativamente a distanza di molti chilometri e di molto tempo dal punto e dall'ora di misurazione;
3. Le condizioni di formazione da confrontare dovrebbero permettere, con precisione assoluta, di definire se la scia di condensazione si formerà o meno.
Nessuno di questi tre assunti è vero:
1. I radiosondaggi, come ogni strumento, commettono errori spesso abbastanza vistosi; siccome viene usata una sola sonda, non è possibile fare un trattamento statistico dei dati cercando di avvicinarsi al valore vero.

2. Come si è già detto, la variabilità delle condizioni atmosferiche è molto alta: una misura puntuale non può in alcun modo fornire con precisione la situazione in quota, né il variare di tale situazione col passare del tempo.

3. Le condizioni teoriche per predire la formazione derivano da modelli che sono semplificazioni delle reali condizioni e che sono tutt'altro che infallibili nelle loro previsioni, soprattutto se si cerca di usarli senza saperlo fare e senza conoscerne caratteristiche, limiti e fallibilità.

Straordinario. Questo significa che quando, come pilota, io compilerò un piano di volo basandomi su questi dati atmosferici relativi alle varie quote, non dovrò darmi troppa pena per cercare di capire se, ad esempio, incontrerò o meno condizioni favorevoli alla formazione di ghiaccio sulle ali, o un forte vento in prua che potrebbe farmi consumare molto più carburante del previsto e addirittura impedirmi di giungere a destinazione, perché “la variabilità delle condizioni atmosferiche è molto alta”. Detta in altre parole, le tecniche di pilotaggio e navigazione che vengono tuttora insegnate nelle scuole di volo in tutto il mondo sono una semplice approssimazione, quando non una perdita di tempo, dato che comunque le condizioni climatiche in quota sarebbero una sorta di esercizio statistico, quando non un terno al lotto. Fortuna vuole (e i sedicenti esperti hanno convenientemente dimenticato di citare questo fatto) che la raccolta e l’interpretazione dei dati atmosferici relativi alle varie quote e rotte si basano anche sulle informazioni fornite dai piloti in volo, il che garantisce che i bollettini relativi alle condizioni presenti in quota siano regolarmente aggiornati e quindi ragionevolmente accurati.

Posso chiederle qual è la sua "best evidence" dell'esistenza del fenomeno?

Direi proprio quella che il passo citato sopra cerca convenientemente di smontare: il fatto che in innumerevoli circostanze un numero spropositato di velivoli si trovassero ad emettere lunghe scie persistenti occupando uno spazio di cielo che in quel momento, stando ai dati forniti dagli enti preposti, non offriva condizioni meteorologiche favorevoli alla formazione di scie di condensazione. A maggior ragione quando alcuni di questi velivoli, occasionalmente, si trovavano a quote considerevolmente inferiori alle minime necessarie a innescare detto fenomeno (fatto del quale sono stato personalmente testimone svariate volte).
Uno di questi casi è ben documentato da questo breve video, girato nei dintorni di Torino il 6 ottobre 2003, del quale posseggo la versione integrale che offre certamente una migliore qualità e definizione:



Mi sembra del tutto evidente (anche basandomi sulle dichiarazioni dell’operatore che ha effettuato la ripresa), che il velivolo inquadrato sta volando a una quota considerevolmente inferiore ai canonici 8.000+ metri… Si può notare come esso emetta delle scie piuttosto persistenti lungo l’intero bordo di uscita delle due semiali. Naturalmente, anche in questo caso ognuno vedrà quello che vuole vedere, come chi tira in ballo trecce di Berenice e altri effetti di condensazione aerodinamica che potrebbero teoricamente spiegare il fenomeno osservato (ma non certo la lunghezza delle scie emesse dall’aereo in questione), però le condizioni meteo di quel giorno non lo giustificano.

Esiste in rete una mole di documenti, brevetti, analisi, discussioni, tale che chiunque sia dotato di sano buonsenso e un minimo di volontà e intelligenza potrà valutare e discernere come stiano realmente le cose.

Ecco, io le chiederei di indicarmi questi documenti, che lei già conosce e che quindi non dovrebbero comportarle troppo impegno.

Scusi, ma a questo punto mi sento preso in giro: lei conosce benissimo questi documenti, riportati in tutti i principali siti che si occupano del fenomeno delle scie chimiche.

Brevetti potenzialmente collegati al fenomeno delle scie chimiche (ho selezionato i più interessanti):
US PATENT 4,948,050 (Picot)
US PATENT 4,412,654 (Yates et al.)
US PATENT 3,813,875 (Paine et al.)
US PATENT 6,315,213 (Cordani)
US PATENT 5,003,186 (Chang et al.)
US PATENT 3,899,144 (Werle et al.)

Il brevetto del sistema HAARP (elemento fondamentale per il progetto che segue)
US PATENT 4,686,605 (Eastlund)

Possedere il Clima entro il 2025

Lo Space Preservation Act 2001, dove compare proprio il termine "chemtrails"

Questi sono due documenti davvero illuminanti:

Modificazione del Clima

Riscaldamento Globale

Per ulteriori documenti, suggerisco le seguenti pagine web: 1, 2

Comunque sia, persino la RAI ha confermato l'esistenza di queste "scie chimiche", sebbene lo abbia fatto parlando di quelle russe (scie comuniste!)

Per quanto mi riguarda, io vedo quello che vedo, e in questo sono spalleggiato da persone estremamente qualificate, come un ingegnere aeronautico, un ex-pilota da caccia, o un biologo di sua conoscenza: ma da quello che ho letto sul suo blog, non mi sembra che lei o i suoi sodali abbiate mostrato il benché minimo rispetto nei suoi confronti e verso le argomentazioni da lui presentate

Posso chiedere quali sono le argomentazioni tecniche dell'ingegnere aeronautico e dell'ex pilota?

L’ingegnere aeronautico penso lo conosca bene; si tratta dell’ing. Luigi Fenu, che ha scritto questo interessante articolo di contestazione a un discutibile servizio pubblicato dalla rivista Focus, nonché un'interessante presentazione PowerPoint sulle scie di condensazione.

L’ex pilota è un ufficiale dell’AMI con più di trent’anni di servizio, il quale si è definitivamente convinto della natura anomala di queste scie quando ne ha osservata una lunga, densa e persistente scorrere a fianco del monte Terminillo (mi sembra si trattasse del Terminillo) e se lei verifica, questa cima raggiunge i 2217 metri (fosse anche stato il Gran Sasso, 2912 metri, rimaniamo abbondantemente al di sotto dei 3000 metri). Ritengo che un professionista con migliaia di ore di volo al suo attivo sappia interpretare correttamente il fenomeno alla luce della propria esperienza.

Per quanto riguarda il biologo, presumo lei si riferisca al Dott. Pattera. Non si tratta di rispetto: si tratta di fatti. Il dottor Pattera fa affermazioni errate, rifiuta l'evidenza dei fatti documentati dalla letteratura e dileggia chi gli fa notare i suoi errori portando fatti a supporto. Questo è un comportamento che non induce al rispetto. Mi riferisco alla questione dei cosiddetti "ragni migratori", che spiegano alcuni fenomeni apparentemente legati alle cosiddette "scie chimiche": Pattera ne nega l'esistenza. Ma la loro esistenza è documentata dai tempi di Darwin e basta una sfogliata al Journal of Arachnology per trovare la letteratura specialistica che ne conferma la dispersione anche oltre 5000 m d'altitudine…



Ammettiamo pure l’esistenza di questi “ragni migratori”: quali prove potete fornire a sostegno di questa ipotesi di lavoro? Le analisi del Dr. Pattera mi sembra evidenziassero una componente artificiale nei campioni da lui esaminati. In questo caso, mi sembra siate voi in difetto. E poi, Pattera non è l'unico ad aver presentato documentazione al riguardo: 1, 2.


…né ho motivo di pensare che tale atteggiamento sarebbe diverso nei confronti degli altri. Come dicevo, “per ogni esperto, esiste un esperto uguale e contrario”.

Su questo mi permetto di dissentire. Non c'è nessun paper di letteratura specialistica che confermi le tesi del dott. Pattera o delle "scie chimiche" in generale. La stragrande maggioranza degli addetti ai lavori conferma che le "scie chimiche" sono semplici contrail male interpretate da persone non esperte. Non si tratta di "uguale e contrario": si tratta di un'esigua minoranza di non esperti contro un enorme numero di esperti. Per esempio, non mi risulta che nessuno dei 52.500 piloti dell'Air Line Pilots Association statunitense abbia mai espresso sostegno alla tesi dell'esistenza delle "scie chimiche". Nessun meteorologo si è espresso pro-scie, ma molti lo hanno fatto per chiarire che il fenomeno è un abbaglio. Lei, nella sua esperienza di pilota, ha mai visto con i suoi occhi una scia persistente alle quote (2000 m o meno) asserite dai sostenitori delle "scie chimiche"?

Non a 2000 metri o meno, ma sicuramente tra i 2500 e i 3000. La prima volta, e la più eclatante, è stato nel maggio del 1999, intorno a Rovigo. Due velivoli su rotte parallele, separati da circa 5 miglia nautiche, da est verso ovest. Uno spettacolo che non dimenticherò mai.

Quindi, che cosa dovrei fare? Perdere ore preziose per raccogliere e catalogare tutto il materiale in mio possesso, allo scopo di ribattere punto per punto alle innumerevoli questioni inerenti materie come la meteorologia, il clima, l’aerodinamica, la chimica, la biologia, la geologia, la nanotecnologia, l’elettronica, la geopolitica, l’economia, etc., tutte fondamentali per una comprensione del complesso fenomeno delle scie chimiche nella sua interezza?

No. Basterebbe cominciare da un punto singolo, molto semplice: le "scie chimiche" esistono? Che prove ci sono? Se le prove reggono, allora discutiamo di tutto il resto. Ma è da qui, a mio avviso, che dobbiamo partire.

Bene, mi sembra di aver fornito un argomento piuttosto solido. Sono inoltre convinto che le scie chimiche facciano parte di un sistema integrato per il controllo e la manipolazione del clima, del quale apparentemente l’elemento centrale è il progetto HAARP. In questo mi trovo in totale sintonia col Generale Fabio Mini. Anche il parlamento europeo se ne è preoccupato.

Ritengo inoltre che una delle zone critiche di questo programma sia al largo delle coste atlantiche di Francia e Spagna, in corrispondenza del Golfo di Biscaglia, dove una costante e intensa attività documenta i tentativi (spesso riusciti) di “bloccare” o “deviare” i fronti freddi e umidi in arrivo sul continente europeo. Ho ascoltato più di una testimonianza diretta da passeggeri in volo sull'Atlantico che parlavano di istruzioni a chiudere tutte le tendine parasole, di giorno e di notte, da parte del personale di volo, proprio in corrispondenza di quest'area. Naturalmente chi ha sbirciato da dietro le tendine ha visto coi propri occhi qualcosa che rasentava l'incredibile...
Sulle eventuali ragioni di tale programma, posso senz’altro rimandare al famoso documento “Possedere il Clima entro il 2025” redatto dall’USAF, che ho citato sopra e che lei senz’altro conosce bene.

Personalmente ritengo manchi ancora un elemento di prova fondamentale per dirimere una volta per tutte la questione delle scie chimiche, e mi sto adoperando per ottenerlo. Quando ne potrò disporre, sarò lieto di aprire una discussione con lei a tal proposito, così da focalizzarci su una questione specifica ma potenzialmente risolutiva. Spero proprio di riuscire a concretizzare tutto entro l’anno in corso.

Interessante. Le posso chiedere qual è quest'elemento?

Quello che avrebbero dovuto raccogliere gli enti preposti con mezzi appositi, se davvero avessero voluto dirimere la questione una volta per tutte, e che nonostante le sollecitazioni di migliaia di cittadini non hanno fatto. Un campionamento dell’atmosfera in quota, in concomitanza col verificarsi del fenomeno in questione.

Dati i precedenti, non mi aspetto in ogni caso un suo ripensamento sulla questione. Dai suoi facili sarcasmi, mi sembra di capire che il suo scetticismo spazia virtualmente in ogni ambito dello scibile umano. Beato lei che è confortato dalle certezze della “scienza”: io l’unica certezza che ho è quella di non averne.

Tutt'altro, Sig. Bosco. Di fronte a prove inoppugnabili, io sarei disposto a cambiare idea, come lo è la comunità tecnica. Io non rifiuto i fatti: chiedo solo che siano ben dimostrati. Non confonda lo scetticismo con la cautela e la certezza con la prudenza. La massa delle evidenze scientifiche, finora, indica che è ragionevole affermare che le "scie chimiche" non esistono. Ma il metodo scientifico impone che, di fronte a dimostrazioni inoppugnabili di un fenomeno, tale fenomeno venga accettato come scientifico. Questo finora non è successo, ma se avvenisse, sarei il primo a ripensare la mia posizione.

Qui ci troviamo in un paradosso alla Comma 22: “Non esistono studi scientifici che attestino l’esistenza delle scie chimiche, quindi predisporre uno studio mirato a dimostrarne l’esistenza non è necessario.” A me sembra che tutta la letteratura scientifica alla quale fa riferimento parta sempre e comunque dal presupposto che si tratti di scie di condensazione, ma non ho mai visto alcun elemento che provi categoricamente che si tratti solo ed esclusivamente di questo fenomeno naturale, dato che certi meccanismi fisici sono comuni a entrambe le modalità (ad esempio, i nuclei di condensazione). Questo perché non è mai stato avviato un programma di ricerca (se escludiamo i tanto vituperati ricercatori indipendenti…) volto ad indagare la presenza o meno di particolato metallico in quota, come affermano i sostenitori della tesi “chimica”. E non mi si venga a citare il ridicolo test sul carburante avio presentato da Discovery Channel: dove sta scritto che gli eventuali composti chimici verrebbero nebulizzati attraverso gli scarichi della turbina?

Sono semmai i sostenitori dell'esistenza delle "scie chimiche" che dimostrano certezze incrollabili e arrivano ad affermare che le foto di contrail pre-1990 sono falsi e che persino Life li commette per mascherare la cospirazione. Lei condivide queste posizioni?

Mi sembra di aver già risposto alla questione delle foto di Life, e anche alla questione delle certezze incrollabili. Non nego vi siano degli eccessi intorno alla controversia delle scie chimiche, ma mi sembra siano equamente ripartiti da ambo le parti. Ad esempio, come devo interpretare secondo lei questa foto del suo sodale “Peyote” che ho trovato in rete?



Le chiedo, in conclusione, il consenso alla pubblicazione della sua cortese risposta. Anche se lei ha per ora detto di no a un dibattito, credo sia giusto che i nostri lettori sappiano che il dialogo è possibile e che c'è disponibilità da parte sua e interesse a fare sperimentazione per dirimere la questione, e questi sono atteggiamenti lodevoli e costruttivi.

Mi auguro che le sue parole siano sincere, data l’assoluta serietà della questione. Da quanto ho visto e letto sinora, mi permetto di essere piuttosto scettico, ma sempre pronto a rivedere la mia posizione. Naturalmente non mi aspetto che questo mio sintetico intervento possa indurla a rivedere la sua. È proprio il nostro approccio che è diametralmente opposto: il suo è caratterizzato da uno scientismo riduzionista che cerca di scomporre tutto in fattori spiegabili razionalmente; il mio è di tipo più olistico, onnicomprensivo. Sarà una deformazione professionale dovuta al fatto di dirigere da anni una rivista che si chiama NEXUS, che in latino significa “nesso”. In altre parole, un modello informativo che si propone di trovare e mostrare connessioni fra elementi apparentemente slegati fra loro.
In conclusione, sono più che convinto che presto il corso degli eventi renderà inequivocabilmente giustizia a molti argomenti attualmente oggetto di controversie. In realtà sta già accadendo, ma non ne abbiamo ancora una chiara percezione a causa di un modello culturale sorpassato e a un sistema mediatico ancora troppo supino a certi interessi di parte che vorrebbero che tutto continuasse a rimanere com’è. Ma si sta sempre più avvicinando il momento in cui ognuno di noi dovrà scegliere da che parte stare.
Io la mia scelta l’ho già fatta da tempo, e a quanto pare questo vale anche per lei. Mi auguro che, indipendentemente dalle reciproche posizioni, si possa mantenere quanto meno un atteggiamento rispettoso nei confronti di quelle altrui. Comunque sia, ho apprezzato i toni civili entro i quali, almeno per il momento, siamo riusciti a confinare questa discussione. Qualora si rendesse necessario, la riprenderemo, anche se preferirei fosse in presenza di elementi radicalmente nuovi, che siano a favore o a sfavore di un'ipotesi o dell'altra. Se siamo qui ancora a discutere sulla realtà del fenomeno o sulla bufala, un motivo ci sarà pure... e personalmente ho le idee piuttosto chiare in proposito.

Qui di seguito, alcune foto col relativo commento.



Una classica "griglia" di scie al tramonto. Scie di condensazione, o qualcos'altro?


Due esempi fotografici di fronte ai quali trovo davvero grottesco sentir parlare di normali "scie di condensazione"...


Dificile pensare che in aerovia il traffico civile segua rotte di questo tipo...



...mentre in questo caso e in quello successivo, a giudicare dai raggi di virata così stretti...


...si tratta senz'altro di velivoli militari relativamente piccoli: caccia o caccia-bombardieri.


Un MD-80 in versione "sprayer": si noti la corposa scia emessa lungo l'intero bordo di uscita delle semiali...


Scie di condensazione? Ci vuole una bella dose di fantasia e di coraggio per pensare che del semplice vapore acqueo possa produrre effetti del genere...


Ho sentito tirare in ballo effetti di condensazione "aerodinamica" per foto come questa. Non nego affatto che possano prodursi, ma così lunghi e persistenti?


Oooops... un aereo lascia la scia e l'altro invece no. Due porzioni di atmosfera "separate in casa"?


Un altro esempio di atmosfere diverse in uno spazio ristretto. Stando a un comandante Swissair che ha commentato questa foto, la cosa è possibile ma in questo modo estremamente improbabile, per non dire impossibile. È più verosimile l'esaurimento di un serbatoio e il passaggio ad un altro, o qualcosa del genere...


Normali scie di condensazione? Davvero?


Esempi di anomale rifrazioni dovute al particolato rilasciato dalle solite "scie chimiche"...


Una "mammatus", formazione nuvolosa teoricamente piuttosto rara ma, chissà perché, sempre più frequente in numerose località del vecchio e del nuovo continente...


Modificazione elettromagnetica del clima? I meteorologi cos'hanno da dire in proposito?

martedì 12 maggio 2009

ATTIVISSIMO, DI NOME E DI FATTO

Non occorreva essere dotati di mirabolanti poteri paranormali per prevedere che il “cacciatore di bufale” per eccellenza, Paolo Attivissimo, non si sarebbe fatto sfuggire la ghiotta occasione della mia presenza a Lugano per cercare di mettere agli atti un nuovo, glorioso capitolo della sua crociata contro quelli che, con ironia di bassa lega, definisce “sciachimisti” (categoria dalla quale mi chiamo fuori, considerandomi semplicemente un giornalista che cerca, al meglio delle sue possibilità, competenze e professionalità, di raccogliere documentazioni e testimonianze e trasmettere queste informazioni al pubblico, che ne valuterà la consistenza e le relative implicazioni e deciderà in piena coscienza e libertà se accettarle o meno).
Leggo sul suo blog la “cronaca” della giornata trascorsa al 4° Congresso Internazionale sull’Ufologia e sullo Spazio 40 anni dopo lo sbarco sulla Luna, organizzato dal CUSI nella persona di Candida Mammoliti (che ringrazio per la sua splendida ospitalità, la grande competenza e una sensibilità decisamente fuori dal comune) infarcita, nel miglior stile di Attivissimo, di forzature, inesattezze, omissioni e facili ironie (come se io mi fossi divertito nel vedermi tagliare un buon quarto d’ora del tempo a disposizione, impedendomi quindi di approfondire adeguatamente alcuni punti della mia presentazione, o che un problema del computer abbia impedito il funzionamento di filmati o animazioni e il puntatore laser fosse scarico…) ma alla fin fine, rimane il fatto che alla sessione serale dedicata al dibattito e alle domande io ero presente, pronto e disponibile al confronto. Attivissimo, adducendo improbabili cedimenti alla noia dovuta a un prolisso approfondimento del caso Zanfretta da parte del Dr. Giorgio Pattera, se n’è andato, evitando convenientemente (per lui!) quello che avrebbe potuto essere un interessante e chiarificatore dibattito in merito alla questione delle scie chimiche e magari anche del caso Zanfretta che tanto lo diverte.
Mi sembra di capire che avesse addirittura in animo di organizzare un collegamento in diretta via telefonino col meteorologo Giuliacci, il quale dall’alto della sua posizione ufficiale avrebbe illuminato la platea sull’inconsistenza della questione delle scie chimiche, che altro non sono che normali scie di condensazione. Che disdetta! L’intervento di Giuliacci non è stato possibile, ed è un peccato, perché avrei voluto rivolgergli almeno una domanda, una sola:

“Fatto salvo che le scie di condensazione si formano in determinate condizioni atmosferiche, condizioni che notoriamente e solitamente sono presenti a partire dagli 8.000 metri di quota in su, come spiega i numerosissimi e documentati casi di scie dense e persistenti rilasciate da velivoli operanti a quote variabili fra i 5.000 e i 3.000 metri e talvolta anche più in basso?”

Insieme al decalogo di Giuliacci, ho notato di sfuggita sul suo blog un post relativo a una diatriba con Rosario Marcianò (la sua bestia nera, si direbbe) concernente alcune spettacolari foto tratte dalla nota rivista statunitense Life, illustranti i cieli letteralmente coperti da scie di condensazione emesse dai bombardieri e dai caccia alleati sul fronte europeo, durante le fasi finali del secondo conflitto mondiale. Effettivamente, a guardarle ricordano molto le innumerevoli foto scattate negli ultimi anni che mostrano i nostri cieli attraversati da decine e decine di scie chimiche, ed è su questa apparente equivalenza che gioca subdolamente Attivissimo, ignaro di scavarsi la fossa da solo.




Il punto è questo: le foto mostrano esattamente quello che dicono, cioè scie di condensazione rilasciate da velivoli operanti ad alta quota (all’epoca i caccia e i bombardieri alleati operavano generalmente tra gli 8.000 e i 10.000 metri, per tenersi lontano dalla portata dell’artiglieria contraerea tedesca) in condizioni climatiche adeguate (nelle foto si nota neve sul terreno e sui tetti, quindi devono essere state scattate in inverno o all’inizio della primavera, quando le temperature, soprattutto in quota, sono assai basse). Sono numerosissime, dato che nel corso delle missioni di bombardamento sulla Germania, fra il 1944 e il 1945, si trovavano simultaneamente in cielo molte centinaia di velivoli (e in molte occasioni erano migliaia). Sono assai persistenti, e questo a causa dei potentissimi motori a pistoni che spingevano questi velivoli, motori spinti alle massime prestazioni nei voli di guerra, progettati per fornire potenza sufficiente alla maggior quota possibile (guarda caso anche con l’ausilio di additivi chimici, pur se per brevi periodi) ma non certo per essere “puliti”: la quantità di olio incombusto e altro particolato emesso dagli scarichi era impressionante per i nostri standard odierni (andatevi a guardare qualche filmato dell’epoca che mostri l’accensione dei giganteschi motori stellari di un B-17 o di un B-29 prima di una missione, e osservate cosa ne viene fuori…), quindi queste consistenti emissioni di particolato ad alta quota favorivano proprio la condensazione dell’umidità presente nell’atmosfera, fenomeno che, come noto, si verifica proprio in presenza dei cosiddetti “nuclei di condensazione”, e la conseguente formazione di cristalli di ghiaccio. Detta in altri termini, le condizioni ideali alla formazione di numerosissime scie di condensazione particolarmente persistenti. Aggiungiamo pure che la qualità dei carburanti impiegati in tempo di guerra non era nemmeno lontanamente comparabile con quella odierna: era talmente bassa che si concepirono e applicarono svariati congegni catalizzatori per porvi rimedio, a cui si sono ispirati alcuni validi modelli oggi in commercio per l’installazione sui normali automezzi.
Dunque, come si può equiparare lo scenario appena illustrato, in particolare considerando la presenza simultanea nei cieli di parecchie centinaia (quando non migliaia) di aerei, con quello odierno, adducendo che si tratta solo delle scie di condensazione prodotte dal normale traffico commerciale? Forse un sano ragionamento unito alla presentazione di fatti incontrovertibili vale più di qualche masturbazione mentale, smania di protagonismo ed evocazione di improbabili “esperti”, unite al continuo utilizzo dello scherno e della ridicolizzazione per mascherare la pochezza dei propri argomenti (valga per tutte la storia degli improbabili ragni migratori quali responsabili della ricaduta di filamenti, in tutto e per tutto degna di quella a suo tempo formulata per spiegare i cerchi nel grano, prodotti dal convulso rincorrersi nei campi di coppie di ricci in amore...).
Una cosa è sicura: non mi farò trascinare in una sterile diatriba, come è accaduto al grande Massimo Mazzucco che ha sacrificato ore di sonno per ribattere punto per punto ad Attivissimo sulle varie questioni inerenti all’11 settembre 2001, senza cavarne un ragno dal buco (per quanto le campane a morto per Attivissimo siano suonate con la recente e scientificamente documentata scoperta di Termite estremamente sofisticata fra il pulviscolo raccolto a Ground Zero…); non so come si guadagni da vivere il signor Attivissimo e come riesca a conciliare il suo lavoro col grande dispendio di tempo e di energie che impiega nel tentativo di smontare, confutare, ridicolizzare e demonizzare questioni di importanza fondamentale come le scie chimiche, la manipolazione del clima e l’11 settembre (e financo gli UFO, se è per questo), sulle quali chiunque sia dotato di buona volontà, assenza di preconcetti, autonomia di pensiero e sano discernimento potrà trovare una quantità monumentale di documentazione e separare i fatti dalle supposizioni fantasiose, le verità dalla disinformazione, l’informazione dalla bufala. Io preferisco spendere il pochissimo tempo libero che riesco a ritagliarmi da un lavoro sempre più impegnativo in attività più positive e gratificanti dal punto di vista sociale.
Resta il fatto che il sano e onesto confronto pubblico non c’è stato, e non sono stato io (né il Dr. Pattera, se è per questo) a mancare all’appuntamento. Non sarà che fra tutte quelle che sta cercando, in fondo la più grande bufala sia proprio lui?

lunedì 11 maggio 2009

LETTERA APERTA A PAOLO ATTIVISSIMO

Egregio Paolo Attivissimo,
ho apprezzato la sua civile proposta di un confronto in rete per dibattere, se mai ce ne fosse ancora bisogno, sullo spinoso argomento delle scie chimiche. Come ben sa, avevo deciso di non farmi invischiare in sterili polemiche e discussioni infinite che, come esemplificato dal caso di Massimo Mazzucco per quanto riguarda le questioni inerenti all’11 Settembre 2001, alla fine non portano nessuna delle due opposte “fazioni” a riconoscere le ragioni dell’altra e a stabilire in modo definitivo da che parte stia la verità: come ama dire Duncan M. Roads, editore australiano della rivista NEXUS della quale mi pregio di dirigere l’edizione italiana, “per ogni esperto, esiste un esperto uguale e contrario”. Sollecitato da M.C., stavo valutando se non fosse il caso di riconsiderare questa mia decisione, quando un tale Peyote ha pensato bene di tendermi una sorta di “tranello” attraverso il suo blog, contattandomi via email e spacciandosi per tale “Michele”. Malgrado si sia in seguito scusato e mi abbia spiegato le sue motivazioni per tale comportamento, rimane il fatto che attualmente il dibattito, se tale lo si può ancora definire, ha decisamente travalicato i limiti del civile confronto di idee e si è impantanato in una palude di accuse reciproche, sarcasmi, ripicche, provocazioni, offese gratuite…
Come spesso accade, si confonde il messaggio con il messaggero, e così facendo si getta il bambino insieme all’acqua sporca. Che lei lo voglia accettare o meno, il fenomeno delle scie chimiche è tremendamente reale, ma nessuno sa per certo quali ne siano le motivazioni, anche se i numerosi indizi autorizzano a formulare ipotesi piuttosto coerenti, anche se per certi versi sconcertanti. Il fatto che queste ipotesi mettano in seria discussione il modello di realtà normalmente percepito dalla popolazione in generale non le rende meno credibili o lontane da una possibile, pur se scomoda, verità.
Esiste in rete una mole di documenti, brevetti, analisi, discussioni, tale che chiunque sia dotato di sano buonsenso e un minimo di volontà e intelligenza potrà valutare e discernere come stiano realmente le cose. Per quanto mi riguarda, io vedo quello che vedo, e in questo sono spalleggiato da persone estremamente qualificate, come un ingegnere aeronautico, un ex-pilota da caccia, o un biologo di sua conoscenza: ma da quello che ho letto sul suo blog, non mi sembra che lei o i suoi sodali abbiate mostrato il benché minimo rispetto nei suoi confronti e verso le argomentazioni da lui presentate, né ho motivo di pensare che tale atteggiamento sarebbe diverso nei confronti degli altri. Come dicevo, “per ogni esperto, esiste un esperto uguale e contrario”.
Quindi, che cosa dovrei fare? Perdere ore preziose per raccogliere e catalogare tutto il materiale in mio possesso, allo scopo di ribattere punto per punto alle innumerevoli questioni inerenti materie come la meteorologia, il clima, l’aerodinamica, la chimica, la biologia, la geologia, la nanotecnologia, l’elettronica, la geopolitica, l’economia, etc., tutte fondamentali per una comprensione del complesso fenomeno delle scie chimiche nella sua interezza? Dovrei aggiungermi al gioco di coloro che sottoponendo minuziosamente a scrutinio ogni singolo albero per trovare quello da abbattere, nemmeno si accorgono della foresta che li circonda?
Personalmente ritengo manchi ancora un elemento di prova fondamentale per dirimere una volta per tutte la questione delle scie chimiche, e mi sto adoperando per ottenerlo. Quando ne potrò disporre, sarò lieto di aprire una discussione con lei a tal proposito, così da focalizzarci su una questione specifica ma potenzialmente risolutiva. Spero proprio di riuscire a concretizzare tutto entro l’anno in corso.
Dati i precedenti, non mi aspetto in ogni caso un suo ripensamento sulla questione. Dai suoi facili sarcasmi, mi sembra di capire che il suo scetticismo spazia virtualmente in ogni ambito dello scibile umano. Beato lei che è confortato dalle certezze della “scienza”: io l’unica che ho è quella di non averne.

Cordiali saluti
Tom Bosco